La gioia piccola d'esser quasi salvi by Chiara Valerio

La gioia piccola d'esser quasi salvi by Chiara Valerio

autore:Chiara Valerio [Valerio, Chiara]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 2024-07-08T12:00:00+00:00


2.

E l’ultima

Il telefono squilla e Marco afferra la cornetta perché sono le due passate e spera di sentire che qualcuno è morto o sta male. Invece è il servizio di sveglia automatica che è saltato e lo avvisa che sono le sei e quarantacinque, che la temperatura è di nove gradi, che l’umidità è del venti per cento, che è Santa Lucia, che la massima del giorno è Nessuno mi disturberà impunemente. Marco guarda l’orologio della radio sveglia e legge due e trentadue. Che la morte di qualcuno sia meno probabile di un crash sul servizio di sveglia automatica è una evidenza che dovrebbe metterlo di buon umore. Pieno di speranza. Marco però non ha mai avuto abbastanza fortuna da poterci scommettere. Leni avrebbe potuto morire, il padre o la madre ammalarsi di dissenteria o colera, Agata andare al creatore. Ma questa non è una notizia che aspetta e spera. E comunque succederà presto. Troppo facile. Va in bagno, apre la finestra e fa entrare l’aria di una notte di dicembre che è molto piú fredda dei nove gradi dichiarati, resta lí, a torso nudo, in apnea. D’estate si esercita in acqua, d’inverno al freddo. Poi si stanca di misurare il tempo con la sospensione del fiato, richiude la finestra e torna a dormire. Si mette su un fianco e guarda il posto vuoto di Leni.

Marco ha programmato la sveglia per essere certo che il telefono di casa squilli almeno una volta al giorno. Per indursi a pensare ogni mattina che Giulia potrebbe chiamare e dire che Leni è morta improvvisamente durante la notte e che ha bisogno di lui. Invece ogni mattina, la prima voce è sempre quella metallica della compagnia telefonica. Decide che non riuscirà mai a prendere sonno se guarda il posto vuoto di Leni e si gira verso l’armadio. Se rimanesse fermo in quella posizione potrebbe credere che lei sia ancora lí. E cosí, mentre crede, si addormenta.

La mattina in cui Leni gli ha detto che voleva andarsene pioveva forte e Marco, pensando a uno scherzo o che a letto avesse fatto cilecca, aveva risposto scherzoso Tanto non puoi, non hai l’ombrello, e che sarebbe arrivata in quel posto nuovo tutta bagnata. Leni gli aveva sorriso, tirata, che lo ringraziava molto per quello che aveva fatto, ma era il momento di cambiare ritmo di vita e che si era innamorata.

Solo a quel verbo, pronunciato con le doppie al punto giusto, Marco aveva alzato la faccia dalla ciotola dei cereali e l’aveva fissata. Poi aveva poggiato il cucchiaio e chiesto di sedersi. Leni aveva scostato la sedia ma si era appoggiata su un bordo come se avesse fretta, si era guardata i piedi e Marco per la prima volta aveva avvertito il gelo della mancanza di attrazione fisica.

Ho detto qualcosa di stupido?

No Marco tu brava persona ma io innamorata.

Pensavo fossi la mia ragazza.

E io stata per quanto possibile, ma io adesso innamorata.

E di chi?

Penso che non sono io a doverti dire.

E chi allora?

Marco si era affidato alla



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